“Il corpo elettrico”. Intervista a Jennifer Guerra

“Il corpo elettrico”. Intervista a Jennifer Guerra

di ELISA BELOTTI

L’11 giugno è stato pubblicato  “Il corpo

elettrico”, libro d’esordio di Jennifer Guerra. Conosciamola meglio in questa intervista.

Innanzitutto di che cosa ti occupi?Come sei arrivata a scrivere questo libro?

Ho 25 anni,sono cresciuta a Villa Carcina per poi trasferirmi a Milano. Ho studiato Lettere, poi Editoria,comunicazione e moda e dal 2018 faccio la giornalista. Dopo aver collaborato con alcune testate, lavoro alla redazione di “The Vision”. Mi sono sempre occupata di tematiche di genere e femminismo e da ciò è nato questo libro, che ho iniziato a scrivere nel 2018.

Circolano idee contradditorie sul femminismo: è contro gli uomini, radicale, si occupa di tematiche poco rilevanti perché ci sono ben altre cose cui pensare. Cosa puoi dirci per capire meglio di cosa si tratta?

Spesso si pensa che il femminismo sia l’opposto del maschilismo, ma non è così.Il maschilismosostiene la superiorità dell’uomo sulla donna. Il femminismo, invece, è un movimento di giustizia sociale, nato dopo la rivoluzione francese, che crede nell’affermazione dei diritti della donna. Si è evoluto in tante correnti accomunate dall’obiettivo di raggiungere una società paritaria, priva di squilibri.

Apri il tuo libro con il capitolo “Il personale è politico”. Capita che le femministe vengano viste come donne arrabbiate che alzano troppo la voce. Quanto è importante secondo te farsi sentire?

“Il personale è politico” è uno slogan del femminismo degli anni ’60, che ho voluto recuperare perché tante delle battaglie portate avanti ancora oggi riguardano la sfera privata e quotidiana della donna (diritti riproduttivi, accesso al lavoro, etc.). Spesso si pensa che questiaspetti siano troppo individuali, ma sono pesantemente influenzati dalla politica e se considerati possono portare a un cambiamento. Un movimento che rivendica un miglioramento della società non può pensare di essere accomodante, mala rabbia presente ha un valore rinnovatore,è rivendicazione.

Perché la tua attenzione è andata al corpo?

È stato un grande tema del femminismo degli anni ’60, periodo la cui importanza oggi viene sminuita e cha ha segnato la nascita del femminismo in Italia. C’erano già alcuni diritti politici, ma si è capito che un elemento segnava la differenza tra i generi: il corpo delle donne dal punto di vista sessuale, riproduttivo ed estetico era ingabbiato in alcuni schemi che gli uomini non avevano (e non hanno tutt’ora). È stato un tema fondamentale e per questo l’ho voluto recuperare.

Il sottotitolo recita “Il desiderio nel femminismo che verrà”. Di che tipo di desiderio parli?

Del desiderio di autodeterminazione, per cui ciascun corpo e ciascuna persona hanno diritto di scegliere che strada prendere e in che modo declinare la propria vita. Il corpo di cui parlo va al di là delle sue funzioni. La gravidanza e il parto sono importanti ma non possono essere le uniche cose che ci definiscono, bisogna andare oltre. Il corpo è uno strumento per affermare la nostra esistenza.

Che cosa sono per te il femminismo e la scrittura?

Il femminismo per me è sia lo strumento con cui guardi il mondo e ti accorgi che c’è una disparità tra i generi, sia un fine attraverso cui costruire un’alternativa migliore per tutti (non solo per le donne, ma anche per gli uomini). La scrittura è un modo per mettere a fuoco le idee e capirle. Scrivendo imparo e comprendo meglio.