La mission possibile di Maurizio Antonini

La mission possibile di Maurizio Antonini

Salvatti Matteo – Quando si ha un animo, anzi, un’anima filantropica, portata a tendere la propria esistenza verso il prossimo, non c’è difficoltà che ostacoli la sensibilità. Ecco allora che il pensiero va ai familiari, a tutti i familiari di chi ha dovuto fronteggiare e incontrare il volto della prova quale è quello di restare su una sedia a rotelle: «Ogni disgrazia non tocca mai solo il protagonista, ma anche i suoi parenti più stretti, gli amici, si cade insieme, si lotta insieme, ci si rialza insieme». A pronunciare queste parole è Maurizio Antonini partito il 23 giugno, alle nove e mezza del mattino, dal cuore pulsante di Brescia, piazza della Loggia, con destinazione Capo Nord, il punto più a nord d’Europa.

Il tutto armato “solamente” della forza delle sue braccia e della volontà, a bordo di una handbike: quasi 4mila chilometri da percorrere in una quarantina di giorni. Una missione impossibile che diventerà possibile grazie al carattere e alla tenacia di Antonini, 56 anni, socio fondatore di Active Sport e da sempre attento al valore divulgativo e sociale di determinate esperienze. Coinvolge studenti, transita le corsie degli ospedali, ha l’urgenza interiore di non permettere che lo scoramento ingrigisca tele che devono restare iridescenti nonostante. Sì, nonostante tutto. La disabilità l’ha obbligato dall’età di 19 anni alla sedia a rotelle ma non gli ha tolto desideri e obiettivi, come quello di partire per un viaggio così. Aveva già fatto altre esperienze più brevi negli anni scorsi, ma il sogno è sempre stato Capo Nord e adesso lo realizzerà. Trentino, Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia.

Lo seguirà un furgone camperizzato che gli fornirà di tanto in tanto acqua o altre necessità e poi lo attenderà al termine di ogni tappa (predisposta di sei o otto ore) per potersi lavare, mangiare, riposare, questo per ovviare alla ricerca di strutture alberghiere accessibili le quali, oltre tutto, sarebbero difficili da raggiungere costringendolo non solo a deviazioni importanti di percorso ma anche a dover transitare su percorsi spesso non idonei. «Le difficoltà – spiega – ci sono, esistono per tutti, ma bisogna imparare a guardare oltre. Ci sono sogni irrealizzabili e altri che lo sono solo nella nostra testa. Non dobbiamo arrenderci alla nostra situazione e vederla come un limite, ma continuare a guardare ciò che ancora possiamo fare anche su una sedia a rotelle. Ce la si può fare. Ce la si può fare sempre. Sempre.» E dopo quel sempre sfreccia via.

Sì, verso il sempre.

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