Oggi “Il Budo” compie 6 anni!

Oggi “Il Budo” compie 6 anni!

C’è un racconto di Pirandello indimenticabile, “La carriola“. Parla di un avvocato facoltoso che, come unica distrazione si concede, ogni giorno, un rituale bizzarro: prende la sua cagnolina per le zampe posteriori e, nella posizione appunto della carriola, le fa compiere una decina di metri.

Un gesto apparentemente insensato, certo, come molto di insensato c’è nel nostro rapporto con gli animali. Se qualcuno nominò il suo cavallo senatore (oggi ci limitiamo agli asini) è pur vero che senza giungere a tanto chi vive con queste creature delle quali anche Giovanni Paolo II affermò che “hanno un soffio divino“, spesso agisce umanizzandole (cosa che loro per prime rifiuterebbero se potessero parlare) o comunque provando sentimenti non solo intensi, ma proprio unici, differenti da quelli che si potrebbe ipotizzare.

Non per nulla nella parola animale c’è proprio la parola anima, perché non solo sono esseri senzienti (speriamo che questo diventi legge quantoprima e ci si regoli di conseguenza per chi li tratta come oggetti) ma sono in grado di instaurare un rapporto per molti versi superiore a quello che vige tra esseri umani.

E’ abbastanza una banalità, infatti, ripetere quanto questi si accorgano prima di malattie o di problematiche che mogli, mariti e fratelli nemmeno lontanamente si sognerebbero.

Oggi il nostro Budino dunque compie sei anni. Sei anni vissuti in redazione e nelle tappe del mio tour di presentazioni del libro dove è sempre stato al mio fianco. Uno di noi, quindi.
Ogni qualvolta viene assunto un nuovo collaboratore, non appena entra in redazione, Budino gli fa le feste, lo lecca e scondinzola.

Solo con un paio di persone abbaiò e mostrò un volto corrucciato. Non è ne un caso ne superstizione dover constatare che, sebbene ai nostri occhi apparivano persone perbene, in realtà erano tutt’altro.

Budino, dicevamo. O meglio, “Il Budo” come ormai lo soprannominiamo tutti, dopo che “Budino” è stato per molti ritenuto poco virile per un cane. Per essere corretti il primo a definirlo Budo fu il figlio di una nostra ex collaboratrice, il quale, essendo piccolo, riteneva che i lemmi terminanti in “ino” fossero necessariamente dei diminutivi. Per cui, Budino fosse originato da Budo.

Ha assistito a riunioni e incontri, ha dormito tra le gambe delle nostre grafiche e ha accolto clienti, giornalisti, agenti commerciali, lettori e fornitori. Il nostro carlino ha lasciato così tanto un segno che ogni qualvolta qualcuno si ricorda di noi, il pensiero viene dirottato sempre anche su Budino Capriccididama (cognome dato dall’omonimo allevamento dove è nato e dove ogni tanto torniamo con lo slogan “Andiamo alla casa madre!”).

Ora è approssimativamente nel mezzo del suo cammino e, col suo musetto buffo e il suo essere filiforme, continua a ispirarci e coccolarci (cosa non da poco, una terapia mirata).
Oggi lo festeggiamo dedicandogli un articolo. Non ha senso, per un cane, ricevere gli auguri formulati in questo modo. Ma ha senso per noi.

C’è una storia vera che parla di un anziano signore che tutti i giorni si recava alla casa di riposo a trovare la propria moglie affetta da una grave forma di demenza. Anche quando grandinava, anche nella canicola. Una volta un inserviente sbottò: “Ma perchè viene tutti i giorni! Non la riconosce! Non sa chi è lei!” e lui in modo tanto puro quanto leale spiegò: “Lei non sa che io sono suo marito, ma io so che lei è mia moglie“.
Ecco, Budino, tu non leggerai questo articolo, tu non hai bisogno di articoli, come non hai bisogno di parlare per farti capire. Ma noi sì, noi abbiamo bisogno di queste cose, per dimostrare a noi stessi e agli altri che ti vogliamo bene.

Perdonaci, per queste manifestazioni pittoresche.

 

Matteo Salvatti