RUBRICA, erborista: L’albero della saggezza

RUBRICA, erborista: L’albero della saggezza

 

Il nome Betulla sembra derivare dal celtico “betu” o dal bretone “bedu” termini che usavano per indicare la pianta o, secondo un’altra interpretazione, dal latino “batula e batuere”: battere, perchè con i rami si facevano verghe per punire gli scolari. Il genere betula comprende circa una quarantina di specie, distribuite nelle zone temperate del nostro emisfero. Le betulle vivono al massimo cento anni. Nutrono e rigenerano il terreno su cui sono vissute. La Betulla è un albero caducifoglio che può raggiungere i 25 metri circa. La corteccia del tronco e dei rami più grossi è bianca e tende a desquamarsi in lamine sottili. Le foglie hanno forma triangolare, con apice acuto e margine dentato. I fi ori maschili sono pendenti; quelli femminili più corti. I frutti sono acheni piccoli e piatti con due piccole estroflessioni alari che permettono loro di essere trasportati dal vento. Erboristicamente vengono utilizzate tre specie di Betulla: pendula, così chiamata per il portamento dei suoi rami; verrucosa, così chiamata perchè numerose piccole glandule resinifere sono presenti sui giovani rami e pubescens che presenta foglie vellutate nella pagina inferiore. Un proverbio russo dice che la Betulla ha quattro poteri: dare la luce (perchè con la corteccia arrotolata si possono costruire delle torce), placare le grida (perchè il catrame ottenuto dalla corteccia serviva per le ruote cigolanti dei carri), purificare (i ramoscelli venivano usati per “fustigazioni” nelle saune in modo da aumentare la sudorazione e migliorare l’eliminazione di tossine) e guarire (per le numerose proprietà depurative). Per i Celti era Berchta: la magnificente, colei che brilla. Il simbolismo della luce è in effetti molto evidente nella luminosità del tronco, per questo veniva considerata un talismano contro le forze oscure. Nella mitologia germanica era sacra a Friggia, consorte di Odino, associata a Venere. Betulla era anche simbolo d’amore e fertilità. Scrive Ernesto Riva in Universo delle Piante Medicinali: “i giovani rami venivano spesso utilizzati per fare i cerchi delle botti e dei tini perchè sopportavano a lungo l’umidità delle cantine e, con la sua corteccia, nei paesi nordici si facevano addirittura le coperture delle case per garantire al tetto una certa permeabilità.” Sempre nei paesi nordici producevano la birra di betulla facendo evaporare la linfa di betulla. Delle proprietà medicinali di questa linfa scrisse già il Durante nel sec.XVII: “il succo che esce a primavera dal tronco pertugiato ha virtù meravigliosa per rompere le pietre tanto delle reni quanto della vescica..”. La droga è costituita dalle fo-glie, raccolte in primavera-estate, che hanno una consolidata tradizione come diuretiche e antiuriche. La Dott.ssa Enrica Campanini ne indica l’impiego terapeutico, confermato da studi scientifici, per il trattamento di litiasi renale, renella, disturbi reumatici, gotta e cellulite. Per il trattamento di quest’ultima è particolarmente indicata la linfa della pianta. Prestare attenzione in caso di sensibilità individuale, di assunzione di farmaci anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici e diuretici.